Ai tempi di Galileo non si sapevano vuotar d'aria i vasi; Galileo avrebbe ben pesato un vaso vuoto d'aria e poi lo stesso vaso pieno di questo gas; ma non potè farlo; invece egli pesò un pallone che poteva chiudersi con una specie di chiavetta: poi per mezzo d'un mantice insufflò nuova aria dentro il pallone, che riposato trovò essere cresciuto di peso; dunque crescendo la quantità d'aria contenuta in una data capacità, cresce il peso; dunque l'aria pesa.
Oggi, per mezzo di una macchina speciale, di cui dirò fra poco, si può vuotare quasi completamente d'aria un vaso; e riesce facile di provare che vuotando d'aria un pallone, per esempio, di vetro, pesa meno che quando è pieno; ecco il disegno del pallone ( fig. 11) con un suo robinetto che serve a chiuderlo quand'è già vuoto d'aria.
Qualcuno dei miei lettori crede forse che l'esperimento potrebbe farsi più semplicemente, pesando una vescica vuota, poi soffiandovi dentro e riempiendola d'aria e tornandola a riposare; ma così lo sperimento non riesce: la vescica gonfiata di aria alla bilancia pesa tanto quanto la vescica vuota. Vi dirò presto la ragione; i corpi immersi nell'aria perdono una porzione del loro peso, e precisamente perdono tanto peso quanto è quello dell'aria che scacciano, ossia dell'aria al cui posto sono. Abbiate dunque una vescica vuota; compressa così com'è, occupa poco volume, quello delle pareti: perciò pure ha poco peso; mettete questa vescica sulla bilancia, pesa, per esempio, dieci grammi; ora, soffiandoci dentro, riempitela d'aria; la vescica si gonfierà; chiudetela così gonfiata.
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L'aria
di Michele Lessona
Tipogr. Sebastiano Franco Torino0 1864
pagine 102 |
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