Alla prima sassata si precipitavano contro al malcapitato che non stava ad aspettar la seconda, e, malgrado la velocità delle sue gambe, non di rado ne portava insanguinati i polpacci. Cannone e Bomba erano l'idolo della sesta batteria, lautamente nutriti, accarezzati, festeggiati da tutti i soldati, sergenti, ufficiali inferiori e superiori. Quei due cani, maestri nella difesa, diventarono anche maestri nel significato letterale della parola. Vedendo che incominciavano ad invecchiare, si pensò a dar loro dei successori; un cane della loro razza, tra il molosso e l'alano, giovane e con tutte le buone qualità richieste per un coscritto, fu dato loro ad ammaestrare. Un mattino fu messo un collare al cane coscritto, e attaccati al collare due lembi di corda, uno da una parte e l'altro dall'altra. Uno dei capi di questa corda fu messo in bocca a Cannone che stava dalla parte destra del coscritto, e l'altro a Bomba, che stava dalla parte sinistra. Poi si gridò: «Avanti».
I due maestri partirono di galoppo, trascinando lo scolaro che tennero là tutta la mattina. Così si continuò fino a che il coscritto non ebbe imparato a far da sé.
Dopo qualche anno di questo insegnamento, fatto a parecchi alunni, uno alla volta, si osservò che Cannone e Bomba non facevano più la lezione tanto lunga; lasciavano lo scolaro dopo un poco, e se ne tornavano a casa. Come in tutti i vecchi insegnanti, il loro zelo si era rallentato.
Non so se gli scolari abbiano oggi agguagliato i maestri. È possibile che Cannone e Bomba siano ancora vivi, ma certo, se ciò è, godono da parecchi anni della giubilazione.
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I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
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