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      O per invidia o per altro odio mossi,
      Avvicinarsi digrignando i dentiCon occhi biechi e più che bragia rossi;
      Indi a morsi venir di rabbia ardenti,
      Con aspri ringhi e rabbuffati dossi.
     
      Un cronista e monaco francese, Alberico delle Tre Fontane, racconta che l'anno 1239, nella Sciampagna, si raccolse dalla intera provincia una infinita moltitudine di cani, d'ogni pelo e forma, i quali cominciarono una spaventevolissima battaglia, e non ismisero finché non furono tutti morti. I cani non solo sono molto battaglieri fra loro, ma con altri animali, sovente anche molto fieri. Del cane come dell'uomo si può dire che è battagliero naturalmente e si può aggiungere che in ciò hannovi molte differenze secondo le razze e anche secondo gl'individui.
      Dante dice che i botoli sono
     
      Ringhiosi più che non chieder lor possa.
     
      Veramente Dante non dice questo parlando proprio dei botoli, ma bensì degli aretini che paragona ai botoli. Il grande ghibellino fuggiasco non faceva complimenti.
      L'Ariosto parla della poca voglia che ha il cane volgare d'inseguire il lupo, anche quando vi è spinto dal padrone, sovrattutto se il lupo non ha paura e mostra i denti. Si vede il cane che va lento dietro al lupo,
     
      Che dieci passi li va dietro o venti,
      E poi si ferma ed abbaiando guardaCome digrigni i minacciosi denti,
      Come negli occhi orribil fuoco gli arda...
     
      Se la fiera fugge è un altro conto.
      «I cani più codardi mandano i loro latrati più clamorosi quando la preda, cui sembrano minacciare, corre molto lontano davanti ad essi.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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