Pagina (35/128)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Di incollatura vigorosa, colle orecchie alte e aguzze, col dorso largo e dei fianchi che non ansano mai, l'alter ego del contrabbandiere, di una statura che si avvicina a quella dei grossi alani, muto, coll'occhio intento, passando come una palla in mezzo ai campi, pare conscio della propria missione. Sovente egli è da solo l'operaio più attivo del contrabbando, appena il suo padrone, dopo di averlo accarezzato colla mano, ha pronunciato il «hep! hep!» della partenza, l'animale, col collo guarnito di una gorgiera irta di chiodi aguzzi e il basto serrato sulla schiena con delle cinghie, fiuta il vento, corre per un momento qua e là, latrando e scodinzolando, come indeciso, prende finalmente lo slancio, parte ad un tratto, e in pochi salti prende il largo. Sa che laggiù, nel luogo consueto di sosta, lo aspettano un pasto copioso e delle calde carezze; e come una freccia fende l'aria, non scostandosi dalla linea retta se non quando l'odore dei vestiti verdi, coi quali è familiarizzato da un pezzo, lo avverte di fare una curva; abbandonato allora alla sua intelligenza naturale, torna indietro, si accovaccia, o striscia rasente i solchi.
      «Per lo più si sguinzagliano i cani in cinque o sei, sotto la guida di un vecchio veterano. Questo non ha carico e fa il servizio di esploratore. Mentre la piccola comitiva si slancia fra i campi, egli invigila l'orizzonte, scruta i cespugli, accelera con un latrato i ritardatari. Da lontano, si veggono passare come un'ombra compatta che sfiorerebbe la terra, e talora tutto questo galoppo attraversa la vigilanza addormentata di una stazione di doganieri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I cani
di Michele Lessona
pagine 128