Stanno in agguato di essi, e cercano di ucciderli a fucilate, ma vi riescono di rado. Tendono trappole sul loro passaggio, come quelle che si tendono ai lupi e alle volpi, e in certi paesi pure ai cinghiali, ma con anche minor effetto. Hanno rinunziato ai tentativi di avvelenarli con carne contenente stricnina o altro, perché non la mangiano. Cercano di educare altri cani, amici dell'ordine, a sostegno della legge che quelli violano. Ma i cani dei contrabbandieri sono contrabbandieri come i loro padroni, sono contrabbandieri da una lunga serie di generazioni, sono una razza che ha il contrabbando nel sangue.
E ciò conta moltissimo pure nella superiorità che ha il contrabbandiere sul doganiere, superiorità che qualche volta si manifesta in un modo singolare.
Qualche volta, sul confine italiano, i contrabbandieri si divertono a burlare i doganieri, facendo venire dalla Svizzera officialmente delle scatole da oriuoli vuote, e pagando il tenuissimo diritto che si richiede per esse. Gli oriuoli, portati dai cani, ci si mettono dentro dopo.
In Italia, come in Svizzera, come in Francia, come dappertutto, le popolazioni sono favorevoli al contrabbando e avverse al doganiere. Anche la letteratura amena e la poesia sono favorevoli ai contrabbandieri.
Un grande economista italiano, che era professore, tonava, in nome dei buoni principii della scienza economica, contro le dogane, nei suoi libri e nelle sue lezioni. Quel grande economista diventò ministro, e gli scolari, nella loro ingenuità, si aspettavano che fosse per abolire le dogane.
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I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
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