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      Fra i popoli molto indietro nello incivilimento possiamo mettere, senza offenderli, gli eschimesi.
      Il Vendadad è parte antica e certamente autentica dello Zend Avesta, e né tu né io, caro lettore, non l'abbiamo mai letto. Ma staremmo freschi se dovessimo avere attinto proprio alla sorgente ciò che veniamo citando! Un erudito moderno, accusato di furto, si scusò col dire che rubava ai ladri.
      Dunque il Vendadad asserisce che il mondo si regge per la saviezza del cane.
      Questa asserzione, come tutte le altre, è discutibile.
      Ma è cosa certa che senza i cani gli eschimesi non potrebbero campare, ed è cosa certa pure che nissuna gente tratta i suoi cani peggio degli eschimesi.
      I cani in quelle plaghe gelate si adoperano come bestie da soma, da caccia, da guardia, ma principalmente da tiro.
      Non bisogna credere che lo andare in quei paesi in una slitta tirata dai cani sia come da noi andare in una carrozza tirata dai cavalli. Si andrebbe meglio a piedi, se colà fosse possibile andare a piedi. Ma né a piedi, né a cavallo, né in altro modo se non che in una slitta tirata dai cani si può andare su quelle nevi. Possono stare in una slitta da cinque a sei persone, e bastano a tirarla un sei od otto cani, in capo ai quali sta un cane più vecchio e giudizioso a dirigere gli altri. Ciascun cane ha un collare da cui parte una cinghia che si attacca alla slitta, e così ognuno tira per proprio conto. Lo stento, la fatica, le frustate, non son mezzi che valgono a destare il buon umore in quei poveri animali e a mettere una grande amorevolezza fra loro.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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