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      Se lo slugui vede una gazzella che pascola, la raggiunge prima che abbia tempo di trangugiare il boccone che ha in boccasogliono dire gli arabi in prova della velocità e della bontà dei loro cani.
      «Se avviene che una cagna di razza pura si abbandoni alle lusinghe d'altro cane, e sia gravida, gli arabi le uccidono in corpo i figli appena sono un poco sviluppati. E non solo la sconsigliata perde i figli, ma talvolta paga colla propria vita il fio dell'errore. Il padrone la condanna a morte senza remissione. "Come" esclama egli "tu, cagna ben educata, cagna di nobile prosapia, ti abbandoni ad un plebeo! È un'infamia senza esempio; muori col tuo delitto!"
      «Quando la cagna ha partorito, il padrone non perde un momento per osservarne a dovere i figli e accarezzarli. Le donne vengono anch'esse, e li fanno poppare al proprio seno. E quanto più grande è la fama della madre, tanto più numerose sono le visite durante il puerperio. Tutti le recano doni, chi latte, chi «cuscussù» e non v'ha promessa, non v'ha lusinga, che non si metta in opera per ottenere un cagnolino di quella nobile prosapia. "Sono tuo amico, fratello mio, fammi questo piacere, e dammi quel che imploro. Ti accompagnerò volontieri alla caccia, ti servirò, e ti attesterò il mio affetto». Il padrone della puerpera, cui son fatte queste preghiere, vi risponde per lo più scusandosi perché non ebbe ancora il tempo di scegliere il cane della nidiata che vuol tenere per sé, prima di sette giorni non può affatto dir nulla. Tal riserbo ha il suo motivo in una osservazione che gli arabi credono di aver fatto.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128