Appena ha ghermito una gazzella o una antilope riceve la sua decima, cioè la carne delle costole; lascerebbe con disprezzo le interiora.
«Il veltro è assennato e molto vanitoso. Se prima della caccia gli si addita una bella antilope, e non venga a capo di acchiapparla, ma ne prenda un'altra, e venga perciò rimbrottato, è molto dolente, e si trae vergognoso indietro, rinunziando al suo diritto di caccia. L'educazione che riceve lo rende incredibilmente vanitoso. Un veltro aristocratico non mangia mai sopra un piatto di pulizia problematica, e non beve il latte in cui qualcuno ha intinto la mano. I suoi educatori lo hanno avvezzato ad aspettarsi i maggiori riguardi. Mentre agli altri cani è molto se si getta qualche alimento, costringendoli a cibarsi degli avanzi e delle ossa che disprezza il veltro, mentre sono scacciati dalla stanza e dalla mensa, il veltro dorme accanto al padrone sul tappeto, e sovente nel letto. Lo si veste perché non abbia a patire il freddo, lo si copre come un nobile cavallo, si cerca di sollazzarlo se è di cattivo umore, e tutto ciò perché i suoi sgarbi sono, a quanto dicono, un attestato della sua nobile origine. Si trova piacere ad adornarlo di ogni sorta di ornamenti; gli si mettono collari con conchiglie; gli si appendono talismani per preservarlo dalla iettatura; si preparano colla maggior cura i suoi alimenti, e gli si dà quel che si ritiene prelibato boccone. E non è tutto ancora: il veltro accompagna il padrone quando questo va a fare le sue visite, e al pari di lui riceve nella più ampia misura le accoglienze: ha la sua parte di ogni vivanda.
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I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
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