In pochi salti ogni cane scendeva dal posto elevato di osservazione, una schiera sul momento si formava nella via, e questa si precipitava frettolosa fuori del villaggio per combattere il nemico. Per lo pił un quarto d'ora dopo tutta la brigata era di nuovo radunata: l'avversario aveva preso la fuga, e i cani tornavano vittoriosi. Si mostravano paurosi solo quando un leone s'avvicinava; allora strisciavano ululando in un angolo della seriba o del recinto spinoso del villaggio.
«Ogni settimana, portava due giorni di festa a quegli animali. All'alba s'udiva risonare nel villaggio un corno, e questo destava fra i cani un'animazione indescrivibile. Quando io udii per la prima volta il suono di quel corno, non sapeva assolutamente che cosa potesse significare; ma i cani intendevano molto bene quel che volesse dire. Da ogni casa sbucavano con salti indiavolati tre o quattro cani, che badavano da qual parte venisse il suono, partivano come il lampo, di modo che in pochi minuti un esercito di almeno cinquanta o sessanta cani era radunato intorno al sonatore del corno. Simili a fanciulli impazienti essi si affollavano intorno a lui, saltando, ululando, abbaiando, squittendo, guaiendo, correndogli attorno, digrignandosi i denti a vicenda, respingendo gelosamente quei che stavano pił presso all'uomo, insomma dimostravano un'eccitazione estrema in ogni movimento, in ogni grido. Quando vidi allora uscire dalla maggior parte delle case i giovani colle lance e vari arnesi e funi, intesi il significato del corno: era il segnale della caccia.
| |
I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
|
|
|