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      L'Ariosto ci pone sotto gli occhi il
     
      ...veloce can che il porco assaltaChe fuor del gregge errar vegga nei campi,
      Lo va aggirando, e quinci e quindi salta...
     
      Il cane guardiano delle bovine ha bisogno di una educazione più completa. Egli deve frenare la violenza e la voglia di mordere che sono nella sua natura, ma deve pure mordere a tempo e luogo, con buon metodo e buoni intendimenti. I vitelli li deve mordere davvero, perché altrimenti non gli darebbero retta: deve mordere la vacca che spinge davanti a sé, ma la deve mordere solamente nelle zampe di dietro, non mai nella coda, non mai nei fianchi, e tanto meno nei capezzoli delle mammelle. Quando la vacca gli tira dei calci deve sapersene schermire, e non smettere per questo dal morderla nel modo che sopra è detto. Quando il bue lo investe colle corna, il cane gli deve conficcare i denti nel muso tanto da rimanervi appeso. Deve poi sempre badare al padrone, obbedire ai suoi ordini, interpretare i suoi voleri, comprendere un cenno della mano, un movimento del capo, uno sguardo, e operare corrispondentemente.
      Nello Avesta si trova, come si può trovarla in un moderno trattato di zootecnia, la divisione dei cani da guardia nelle tre categorie, secondo che sono destinati a custodire la casa, la persona del padrone, il bestiame.
      Il cane guardiano del bestiame primeggia.
      L'uomo che dà al cane un cattivo nutrimento cade in peccato. Non bisogna dargli ossa che non possa frangere, né cibi troppo caldi. Al cane che vigila in pro dell'uomo e non ha tempo di cercare da sé il nutrimento bisogna dare zuppa di farina, grasso, carne.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





Ariosto Avesta