L'uomo che dā un cattivo nutrimento al cane guardiano del bestiame fa peccato come se desse un cattivo nutrimento a un gran capo di famiglia, a un personaggio molto segnalato.
L'uomo che dā un cattivo nutrimento al cane guardiano della casa fa peccato come se desse un cattivo nutrimento a un uomo di condizione mezzana.
L'uomo che dā un cattivo nutrimento al cane guardiano della persona fa peccato come se desse un cattivo nutrimento a un prete.
Prego il mio lettore di non credere che nell'Avesta si voglia parlare del prete in senso di disprezzo o di niun riguardo. Nei libri sacri non si parla mai con disprezzo o con poco riguardo dei preti. Si fa qui un vero elogio del prete, volendosi significare che č austero, alieno dalla golositā, avvezzo alla semplicitā delle vivande, alla frugalitā, alle mortificazioni, ai digiuni.
L'uomo che ferisce o uccide un cane da guardia č in peccato, e guai a lui se morisse prima di aver avuto tempo a fare la penitenza. L'anima sua andrebbe nell'altro mondo in mezzo alle angosce e ai terrori.
Per buona fortuna č cosa rara che un uomo muoia di colpo subito dopo di avere ammazzato un cane. Deve dunque affrettarsi l'uomo caduto in un tale peccato ad espiarlo, e l'Avesta gli dice appunto quale deve essere l'espiazione, che varia secondo che si tratta di un cane guardiano del bestiame, o della casa, o della persona.
Per espiare la morte di un cane guardiano del bestiame il peccatore deve uccidere di sua mano mille e seicento animali nocevoli; per un cane guardiano della casa ne deve uccidere settecento; per un cane guardiano della persona, seicento.
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I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
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Avesta Avesta
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