Se è stato una volta tosato riconosce il tosatore per tutta la vita e lo guarda bieco dovunque lo trovi, e se dopo un anno quel tale ricompare per tosarlo ancora fugge via, si nasconde: non vuole esser tosato. Ma conoscendo il suo uomo si lascia trar fuori dal nascondiglio, si piega senza resistenza alla necessità. Morsicato da un cane arrabbiato, se vede l'ammazzatore venirlo a pigliare, già sa quello che lo minaccia, si nasconde, il suo occhio è torbido e spaventato, tuttavia non resiste. Riceve il colpo mortale con animo tranquillo come il cavallo. Ammalato è visitato dal medico, si sottopone di buon grado alla cura. Come l'urango discerne presto quel che gli giova. Nessun animale riconosce più presto la supremazia dell'uomo, il dovere di ubbidirgli, e che l'ubbidienza è il miglior partito. È bello vedere quando cerca il padrone. Percorre le vie a capo basso, si ferma, riflette, torna indietro, rimane di nuovo immobile all'angolo della via, pensa più che non guardi, descrive diagonali per giungere più presto ecc. È bello vedere anche quando ha voglia di uscire e non deve, e vuol farla al padrone, e come cerca di guizzare discretamente via fingendo di non voler uscire e svignandosela quando si vede inosservato; oppure con una scaltrezza volpina, non da cane, alzando una gamba presso al muro come se vi avesse da spander acqua affinché lo si scacci, scacciato, senza più pensare a spander acqua, correre all'ammazzatoio o presso una qualche sua bella; ma se non si bada a lui, smettendo ogni speranza si adagia filosoficamente sotto la tavola e lascia e dimentica il bisogno che fingeva.
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I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
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