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      Questo avviene veramente nell'uomo arrabbiato, ma non avviene nel cane, o almeno non avviene che nell'ultimo periodo della malattia, e anche allora si vede l'animale, pur non potendo più bere, tuffare tuttavia il muso nell'acqua. Un cane arrabbiato si gettò in un fiume e lo attraversò a nuoto per andare dall'altra parte a mordere delle pecore che aveva veduto pascolare sulla riva. Nei primi giorni della malattia il cane arrabbiato beve come quando è sano.
      Il cane che sta per diventare arrabbiato dà i primi segni di ciò in un modo che, se non ci si bada bene, passa inavvertito. L'animale si rincantuccia, va sotto il letto, sotto un seggiolone, sotto un sofà, si avvoltola come fa quando vuol coricarsi, e si corica veramente; ma, dovunque siasi adagiato, ci sta poco. Mosso da una inquietudine che non gli concede riposo, si leva, va alla porta, fiuta, si aggira, non sa che fare. La voce del padrone allora lo commove e lo conforta, accorre obbediente e carezzevole.
      Sovente in questo principiare della malattia il cane è più affettuoso del solito; va, anche non chiamato, dal padrone, lo accarezza, gli lecca le mani, gli lecca il viso, e può fin da quel punto essere causa della sua morte; la saliva del cane è già in condizione di dare la malattia, e se il padrone ha un'ulcera, una ferita, una escoriazione della pelle là dove il cane ha leccato, per quella via la saliva può essere assorbita e portata nel sangue.
      È raro che un padrone si lasci leccare dal suo cane, sovrattutto si lasci leccare il viso; ma non è raro che ciò facciano i ragazzi, le padrone e la padroncine.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128