San Rocco, trovandosi ammalato di peste e solo in un bosco, fu nutrito da un cane che ogni giorno gli portava una pagnotta presa sulla mensa del suo padrone. Quel padrone era un gentiluomo chiamato Gottardo. Egli ebbe un giorno vaghezza di sapere che cosa facesse di quella pagnotta il suo cane che, appena abboccatala, se ne andava, e gli tenne dietro. Vide che l'animale, giunto davanti al santo ammalato, chinava reverentemente la testa e gli poneva ai piedi il pane, mentre il santo, accettando l'offerta, dava all'oblatore la sua benedizione. Il gentiluomo, commosso da quello spettacolo, rinunziò alla vita mondana e si fece eremita.
La Madonna passava un giorno, in sembianza di vecchia mendica, presso a una fontana dove parecchie donne di un povero villaggio della Bretagna stavano lavando. Il cane di quelle donne prese a inseguire latrando la povera vecchia cenciosa, e questa, spaventata, pregò le lavandaie perché volessero fermare quel cane; ma esse lo aizzarono ancora. La vecchia indignata disse allora a quelle donne che per castigo di quella crudeltà esse e le loro discendenti sarebbero state condannate sempre a latrar come cani in certi giorni dell'anno. La maledizione d'allora in poi si è sempre compita.
A Josselin, che è il paesetto di cui parlo, certe donne soffrono di tratto in tratto di una malattia che le spinge a latrare. Anche oggi a Josselin ove avvene il fatto, due volte all'anno, il lunedì della Pentecoste e il 15 agosto, si fa la «procession des aboyeuses». Si trascinano quelle disgraziate davanti alla Madonna di Josselin, si pongono, a malgrado delle grida e della resistenza che fanno, davanti alla statua della Madonna, si costringono a baciarle i piedi due, tre volte, e più ancora, fino a che non siano guarite.
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I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
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