Il cane di Ercole saltellava in riva al mare, andava nell'acqua ora camminando ora a nuoto. Scorse una chiocciola attaccata a uno scoglio a fior d'acqua e la abboccò. Quando ebbe levato il naso, la bella giovinetta vide che era rosso di sangue; credette che fosse ferito, si fece a lavarlo, e riconobbe che il rosso non era sangue, che il naso era integro, e che si trattava di una materia colorante. La fanciulla disse ad Ercole che voleva tingersi di quel colore un vestito; Ercole, che colle donne era debolissimo e la pagò cara più tardi, si fece, come si suol dire oggi, a studiare la quistione, e trovò la porpora. Questa storiella dimostra che chi l'ha inventata o ripetuta non sapeva che la porpora non è rossa dapprima quando esce dal corpo del mollusco, ma azzurra, e si fa rossa più tardi alla luce.
Bracco [vedi figura]
23. Disprezzo del cane
Una canzoncina che si canta dai monelli nelle città e nei villaggi dell'Egitto, contro i cristiani, comincia:
«O cristiano, famelico cane».
Noi chiamiamo cani i musulmani alla nostra volta, e l'Ariosto già si doleva del sepolcro di Cristo
Ch'ora i superbi e miseri cristiani,
Con biasmo lor, lasciano in man de' cani.
Carlo Magno, volendo spingere i suoi guerrieri a combattere contro Rodomonte, dice loro:
Mostrate a questo can vostra prodezza,
A questo can che gli uomini divora.
Alla sua volta il giovane Dardinello incita i suoi saraceni a combattere fino alla morte, perché
Molto è meglio morir qui, che ai supplíciDarsi e alla discrezion di questi cani.
| |
I cani
di Michele Lessona
pagine 128 |
|
|
Ercole Ercole Ercole Egitto Ariosto Cristo Magno Rodomonte Dardinello
|