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      «Il cane ha otto caratteri: quello di un prete, di un guerriero, di un agricoltore, di un servo, di un ladro, di un animale predatore, di una cortigiana, di un fanciullo.
      «Si ciba come un prete; è contento come un prete; è paziente come un prete; gli basta uno scarso cibo come a un prete; tale è il suo carattere di prete.
      «Va avanti come un guerriero; va davanti e va dietro alla casa come un guerriero; tale è il suo carattere di guerriero.
      «È vigilante come l'agricoltore e come l'agricoltore non ha un sonno completo; va davanti e va dietro alla casa come un agricoltore; va dietro e va davanti alla casa come un agricoltore; tale è il suo carattere di agricoltore.
      «Desidera l'oscurità come un ladro; tale è il suo carattere di ladro.
      «Gli piace l'oscurità come a un animale predatore; tale è il suo carattere di animale predatore.
      «È amichevole come una cortigiana; tale è il suo carattere di cortigiana.
      «È dormiglione come un fanciullo; è carezzevole come un fanciullo; ha la lingua lunga come un fanciullo; tale è il suo carattere di fanciullo».
      Degli otto caratteri che assegna al cane il sacro libro, come si vede, non ne spiega che sette, e non parla di quello di servo. Non è supponibile una dimenticanza. Bisogna credere, pertanto, che questo carattere nel cane sia tanto palese che basti il menzionarlo senz'altre parole.
      Un personaggio di Shakespeare dice che non bisogna fidarsi dell'uomo che ti fa un giuramento, della cortigiana che piange e del cane che sembra addormentato.
      Ciò somiglia a quanto è detto da Gessner, che tre cose in pari modo non meritano fede: lo zoppicare dei cani, il cenno delle meretrici, i giuramenti dei mercatanti.


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I cani
di Michele Lessona
pagine 128

   





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