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      La forza del vento fa l'effetto del sasso che abbiamo immaginato gittato sull'acqua a spostarla. Il vento urta una data porzione d'acqua, e la sposta; questa alla sua volta sposta l'acqua vicina e così via via. Le particelle dell'acqua si affollano l'una sull'altra nel momento in cui sono spostate e da ciò nasce sul livello del liquido un temporaneo rilievo visibile, e siccome ogni massa vicina è successivamente spostata, ne segue un movimento oscillatorio, una ondulazione che man mano si va propagando per le acque. Invero, il moto delle onde è una trasmissione di moto senza traslocamento di materia.
      I venti più violenti non muovon subito onde molto alte, e ci vuol tempo perchè queste arrivino ad una certa altezza. Le prime onde son piccole, poi man mano un'infinità di oscillazioni incessanti riunite creano innalzamenti ed abbassamenti sempre più evidenti e notevoli; intanto il vento mette sempre in moto nuove particelle, cresce sempre la smisurata forza impellente, e sorgon poi finalmente quelle onde gigantesche che infine trovano ritegno e ricadono per l'attrazione della terra. Nello stesso modo in cui lentamente crescono, pure lentamente si dileguano le onde, cosicchè per un certo tratto dopo che si è calmato il vento, il mare è ancora agitato. L'agitazione del mare si propaga poi molto lontano, e le onde vengon spesso, in un tratto in cui l'aria è tranquilla, a significare l'infuriar della burrasca lontano.
      La velocità delle onde non dipende solo dalla forza del vento, ma sì pure dalla profondità del mare, anzi si è cercato di conoscere questa da quella.


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Il mare
di Michele Lessona
Tipografia Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 68