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      Per tal modo, tenendo conto della direzione della nave e della velocità del suo corso verso l'onda stessa, si poteva calcolare il tempo necessario alla progressiva formazione dell'onda da misurarsi. Trovato questo tempo, si poteva precisare, per termine medio, la distanza fra due onde successive, di cui si misurava coll'orologio l'entrata nel naviglio o l'uscita. Da ultimo misurando l'angolo che la fregata formava elevando il suo fianco al disopra del livello della chiglia, e riabbassandolo, per forza dell'onda, si veniva a determinare l'altezza dell'onda dalla sua base alla cima.
      Se anche questo metodo ha le sue difficoltà e i suoi difetti, è però tale, che si può stabilire con certezza la differenza fra più onde, e, in circostanze favorevoli, può dare il miglior risultamento, sicchè è per ogni verso preferibile alla misurazione ad occhio
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      Le onde che vengono ad infrangersi contro le spiagge dirupate, salgono assai più che non nel mare aperto: ad ogni modo, le altissime montagne e i profondi abissi fatti dalle onde, sono esagerazioni dei viaggiatori e dei poeti.
     
      XI
     
      La greca mitologia, rappresentando Eolo re dei venti che a sua posta sprigionava a correr sui viari o rinserrava i suoi sudditi, espresse una credenza di quell'epoca. E quando il Tasso dice che Zefiro tace nelle sue caverne, non adopera già il linguaggio della poesia, ma sì quello che al tempo suo era stimato il linguaggio della verità.
      S'è creduto per un lunghissimo tratto di tempo che i venti fossero una qualche cosa di distinto e di diverso dall'aria; che uscissero di sotterra per le caverne, o per le bocche dei vulcani, corressero il mondo ora brezze e zefiri leggeri, ora furiosi uragani, poi si rintanassero.


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Il mare
di Michele Lessona
Tipografia Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 68

   





Eolo Tasso Zefiro