- Questo che sto scrivendo, piacerà poi a quei signori giudici del Concorso?
Deliberai di scrivere senza pensare ai giudici, e così ho fatto.
Ma giunto il momento di mandare il manoscritto a quegli stessi giudici, quel dubbio mi ritornò davanti più formidabile.
Allora scongiurai il signor Barbèra di pubblicare il volume senza farmi passare per quella prova tremenda, ed io sento il dovere di dichiarare che anche in questo egli volle compiacermi.
Se mai queste pagine cadranno sotto gli occhi di taluno dei membri di quella benemerita Società che ha istituito il premio, o d'altre società siffatte, vogliano considerare se per avventura non fosse più provvido consiglio il premiare un libro stampato, anzichè un manoscritto. Il còmpito sarà loro grandemente agevolato dal pubblico, il miglior giudice, in fin de' conti, anzi l'unico vero giudice.
Debbo molta gratitudine a parecchie persone che mi hanno coadiuvato in questo lavoro.
Il conte Federico Menabrea, ministro degli Esteri, scrisse una circolare ai Consoli italiani che mi piace qui riferire:
Firenze, 17 dicembre 1867.
«Illustrissimo signore,
«Il signor Samuele Smiles ha pubblicato un libro, divenuto assai popolare in Inghilterra, in cui è narrata la vita di quegli uomini i quali, nati nella povertà e cresciuti fra stenti ed ostacoli di ogni sorta, seppero vincerli colla energia del volere e sollevarsi a cospicue posizioni sociali con vantaggio proprio e degli altri.
«Si vorrebbe fare un libro consimile in Italia, traendo esclusivamente esempi dalla vita di cittadini italiani.
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