V'ha chi imaginò di fare in Europa la Carta geografica dell'ignoranza. Prese una carta d'Europa, e segnò con diversi colori le diverse nazioni, secondochè è maggiore o minore in quelle il grado della pubblica coltura in generale, del maggior numero di persone che sanno leggere e scrivere, non del numero maggiore o minore di chiari ingegni per questo o per quel verso eccellenti.
Per verità, l'Italia non è al tutto nera su quella terribile carta, ma è tutt'altro che color di rosa.
Anche oggi v'è chi in buona fede reputa pericolosa l'istruzione fra le moltitudini. Quando voi avrete insegnato al contadino ed all'operaio il leggere e lo scrivere (vi dicono), questi non saranno più contenti del proprio stato, vorranno godere tutti quei vantaggi che godono gli altri, si empiranno la testa di superbi e grandiosi concetti, sogneranno una eguaglianza impraticabile, prenderanno in uggia il lavoro; e la lunga invidia contro quelli che essi cominciano a chiamare i felici della terra finirà per tramutarsi in furore contro quelli che chiameranno a poco a poco gli oppressori, i tiranni; e si daranno finalmente al saccheggio, all'incendio, agli eccidii, alle stragi, a tutti gli orrori delle rivoluzioni. Sono cose che si sono vedute e che pur troppo si rivedranno.
Quelli che la pensano in questo modo, non conoscono nè gli operai, nè i contadini.
Chi bazzica col contadino e coll'operaio, non ignora che chi tra di loro sa leggere e scrivere, sarà presuntuoso, sarà arrogante, sarà garrulo, ma non è feroce.
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