Quale vantaggio possono quelli ritrarre dal tempo speso in cosiffatti esercizii quando all'uomo di miglior volere sempre manca il tempo per apprendere tante e tante importantissime cose che ognuno nella cerchia dei propri studii non ha mai finito d'imparare?
Taluno ha risposto che se fossero un po' meglio diffuse fra noi, che oggi non sono, le cognizioni circa gli elementi di quelle scienze che fanno parte della educazione generale tra le più colte nazioni, non faremmo ridere talora alle nostre spalle, come quel signor diplomatico, che domandava se non si potrebbe mettere nel barometro, in cambio di mercurio, alcool colorato, come si fa nel termometro, e sovratutto non daremmo retta così facilmente, e danari insieme, a chi ci viene a proporre, come suoi trovati sorprendenti, e con l'attrattiva di meravigliosi guadagni, certe operazioni impossibili, e che appaiono impossibili a chi pur possiede gli elementi primi delle scienze, come sarebbe l'adoperare l'argilla per combustibile, e il tramutare in ferro le arene del mare. Cose che furono proposte, promesse, accolte, proclamate, magnificate dai giornali.
Ma questo è il vantaggio minore. La ragione importante, la ragione suprema degli studi fisico-chimici e matematici pei letterati e metafisici, la ragione della cultura letteraria agli scienziati, la ragione della necessità della storia nella educazione, dell'abito d'osservazione rinvigorito negli esercizi intorno alle scienze naturali, la ragione dell'utilità del disegno e della musica nella educazione generale, è ben altra.
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