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      Ma per fare ciò conviene che il letterato italiano consideri un po' meglio il proprio ufficio, e diligentemente si accinga ad esso. Non solo nei libri delle varietà deve egli attingere il soggetto conveniente ai suoi lavori; nè, imitando quei naturalisti del medio evo i quali studiavano gli animali le piante e le pietre in Aristotile e non in natura, potrà venire a capo di qualche cosa. Due meravigliosi mondi egli deve percorrere senza posa osservando e meditando: il mondo della natura, e quello del cuore umano.
      Fatto lo studio diligentissimo dal vero, verrà poi il bel quadro. E in verità il D'Azeglio spiegava collo studio tenace d'ogni minimo particolare della natura, dalla radice che esce dalle fenditure della roccia all'erbetta a piè della quercia, dal muschio sul sasso all'insetto sulla foglia, i buoni lavori nel paesaggio; e Ugo Foscolo non voleva che lo scrittore parlasse d'una contrada che non avesse veduta e d'un affetto che non avesse provato.
      Chi studia dal vero, chi osserva e medita e s'imprime nella mente le scene della natura e quelle del genere umano ed ama il suo prossimo, non può non esprimere con naturalezza e con evidenza i propri concetti e commuovere e scuotere anche coi più moderati tocchi e colle più semplici descrizioni, perchè colui effettivamente non esce mai dal vero.
      E qui spontanei tornano alla mente gli scrittori moderni tedeschi ed inglesi; scrittori, s'intende, dei due sessi, perchè vi sono donne eccellenti in questa parte alla pari dei più egregi uomini; scrittori così naturali, così efficaci, così dilettevoli, così commoventi, sia che vi descrivano il contadino colla sua famiglia nella stalla, o il signore della terra a caccia nella foresta, o l'operaio nell'officina e nella soffitta, o la ballerina dietro le scene, il portinaio nel bugigattolo, la signora nel salone, il marinaio fra le tempeste del Pacifico, e il giovane capitano fra le tigri del Bengala.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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