Non si può in generale fare lo stesso elogio agli scrittori francesi, i quali pospongono troppo spesso la naturalezza all'effetto, e cercano di abbagliare l'occhio colla vivacità dei colori piuttostochè colla verità e maestria delle tinte. Gli scrittori francesi in generale trattano l'umana famiglia come i poeti il mare. Questi non si provano per lo più, e quando si provano poco riescono, a dipingere il mare in calma; e si sfogano a rappresentarlo in tempesta, intronandoci l'orecchio dello scoppio dei cavalloni, dei fischi del vento, e del rantolo disperato dei naufraghi moribondi. Quelli disdegnano la pittura della quiete domestica, delle gioie della famiglia, del semplice, operoso e modesto vivere, anzi, a questo spettacolo sogghignano con ironia; e si stillano nelle pitture di passioni violente, di vizi, di delitti, di angoscie, di fremiti, di rimorsi, di disperazione.
Quanto meglio sarebbe per l'Italia (da che si vuole e non si può a meno di tradurre) se invece che dal francese si traducesse dall'inglese e dal tedesco!
Una cosa incomincia ad entrare nella mente degli Italiani, ma non c'è entrata abbastanza, e bisogna che c'entri di molto: ed è questa: che il sequestrarsi dal mondo civile nuoce, il gridare contro gli stranieri senza conoscerli non giova; ma invece è necessario osservare quello che fanno, studiare attentamente tanto il male loro quanto il bene, e da questo studio ricavare buoni criterii circa i migliori modi di evitare il male, e di conseguire il bene.
Oramai lo straniero non opprime più la nostra patria, oramai son cessate le ragioni di odio politico che c'erano una volta.
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