Nessun genio musicale suona di slancio la sinfonia del Guglielmo Tell bisogna che abbiano preceduto anni di scale e d'esercizi; e il miglior concertista scade in breve, se non s'inchioda dieci e dodici ore al giorno sul suo strumento. Ciò che si dice del violino e del pianoforte, si deve intendere d'ogni altra cosa.
Non si riesce senza fatica: e l'opera compiuta, e la consuetudine del lavoro danno all'anima una contentezza maggiore d'ogni altra gioia fuggevolmente comprata a peso d'oro.
Questa disabitudine del lavoro, questo disprezzo, questa avversione al lavoro, porta con sè avversione e disprezzo per chi lavora, e conseguentemente una tendenza, un'ammirazione pel non far nulla, che diventa il culmine della felicità sulla terra.
In qualche parte d'Italia non dicono quel tale ha ventimila lire annue di rendita, ma quel tale ha ventimila lire annue da mangiare: quasi che l'uso più bello delle ricchezze fosse quello di gettarle in pranzi, e nessun altro dovere toccasse al ricco fuor quello di godersi allegramente il suo danaro, ingrassando il beccaio, il pasticciere e il pizzicagnolo.
Laonde il non plus ultra della felicità sulla terra, l'uomo invidiabile, è il possidente, perchè non ha altra fatica da fare se non quella di ricevere il danaro che gli porta il suo fattore e mangiarlo.
Dopo il possidente, in tema d'invidiabilità, viene l'artista, il cantante che guadagna trentamila lire all'anno o meglio ogni stagione, il concertista che intasca qualche migliaio di lire in una serata, il pittore che si gingilla qualche mese a impiastrare colori su d'una tela e poi la vende venticinquemila lire al primo inglese che capita.
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Guglielmo Tell Italia
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