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«... il papatoDel pensionato!».
che è appunto la mèta agognata da ogni uomo dabbene.
Ma perchè dire che si entra giovanissimi negli impieghi?
Quest'è troppo poco. S'era trovato il modo in Italia d'entrarvi bambini, appena nati, ed anche nascituri. Il giorno che l'impiegato benvisto prendeva moglie, avea l'impiego in tasca pel bambino di là da venire: il giorno che nasceva, era certo della sopravvivenza pel figliuolo del figliuolo.
I danari dello stipendio sono pochissimi in principio, e non sono mai molti in nessun caso. Il capo sezione, il capo divisone, non guadagnano quello che guadagna un buon capo fabbrica, un abile fonditore di metalli, un agente di cambio mediocremente svelto ed operoso. Ma che cosa importa! Questi fanno opere servili, l'impiegato governa! Pubblico ufficiale egli sta in ufficio pel bene del paese, non ha l'anima venale, non mira al vile guadagno, all'indecoroso traffico, al miserabile quattrino. Può farsi pagare dallo Stato qualche viaggetto, sotto coperta di pubblico servizio, può farsi dare un quartierino dall'aprile al novembre in qualche villa demaniale non troppo remota dalla città, può ripromettersi di tratto in tratto per lavori straordinari fatti fuori o dentro delle ore d'ufficio una competente gratificazione. Qui la cosa sta bene; il danaro viene dal bilancio e non disonora, e mentre si esce dalla tesoreria colla preda in tasca, si ha il diritto di guardar d'alto in basso e compatire quelli che lavorano per far quattrini.
Ad ogni modo, poi, vengano o non vengano i viaggi, le villeggiature, i sussidii straordinari, le gratifiche, i maggiori assegni, i danari dello stipendio son certi, su quelli non piove nè grandina, fate poco o fate molto, siate malato o sano, que' pochi non mancano mai.
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