Il compratore e il venditore, l'inquilino e il possidente, si danno l'intesa per far figurare minore del vero il contratto di compera o di pigione: il contrabbando è un onesto mestiere, si copre, si difende, si aiuta, e chi mettesse il governo sulle orme di chi ne macchina la rovina, sarebbe tacciato di spia e peggio; il ladro, l'assassino, il pugnalatore a tradimento, corrono sicuri in mezzo alla folla che si apre sui loro passi e si restringe tosto a proteggerne contro la forza pubblica lo scampo: la fuga dei cassieri non desta ormai più che un sorriso: e uomini onesti, uomini ragionevoli, uomini che si farebbero scrupolo d'accusar la loro cuoca del furto di cinquanta centesimi, vanno sbraitando che questo o quel ministro ha rubato milioni. Queste cose in Italia hanno stampato con le parole più o meno coperte, talora scopertissime, i giornali, queste cose ripete in tutta coscienza a tavola, al focolare, il padre di famiglia alla moglie e ai figliuoli; quest'opinione è ormai posta nel novero delle verità dimostrate, non ostante che sia certo a chi volle scrutar più addentro la vita dei ministri e chiarirsi della loro reale fortuna, che le presenti ricchezze sono una disonesta invenzione di calunniatori.
In Italia, a fare il ministro qualcuno si è impoverito, altri ha scemato i suoi guadagni, nessuno s'è fatto ricco. Questo è un fatto che potrebbe agevolmente dimostrare colle prove alla mano, e di ciò tutta la nazione si deve rallegrare. Ma che? si sussurra per contro, si urla, si assevera di ministri ladri e di pubblici e favolosi ladronecci, e poi si fanno le meraviglie dei mali che ne provengono.
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