Dovrebbero i giudiziosi affaticarsi a persuadere le moltitudini di questa verità, che il governo è composto in fin de' conti da individui della nazione, che ogni individuo partecipa, poco o molto che sia, al bene e al male del governo, e che se ognuno cercasse di migliorare un tantino sè stesso, opererebbe efficacemente al miglioramento del governo.
Un ingegnoso nostro romanziere che in Inghilterra scrivendo in quella lingua fa onore alla patria, mette in bocca ad un vecchio italiano, a un dipresso le seguenti parole:
- Io considererò gli Italiani veramente degni della libertà, allorquando vedrò i mercanti rubare un po' meno sui pesi e sulle misure.
Così è.
Un poeta moderno, l'Aleardi, dice di sè stesso con giusto orgoglio:
… Sin da fanciulloArsi d'Italia, e ne la diva morta
Presentii la risortaDel Campidoglio. Nè sotto l'infame
Staffil stranier, ne ai giorniEsuli, o su lo strame
De la prigion col traveDel patibol in faccia, oh no, giammai
Non disperai. Talchè di fede ardentiSempre uscirono i carmi, e non discari
A le mie genti. Impavido cantorePria di civil dolore,
L'onesta arpa riprendo:
Del mio nativo ostelloDico le glorie e scendo
Contento nell'avello».
Ma non tutto il dovere nostro è stato fatto: ne siamo ancora lontanissimi. Altre vittorie più difficili, nè sarà mai ripetuto abbastanza, si devono ottenere. L'ignoranza, le superstizioni, l'avversione al lavoro, la celebrazione dell'ozio, gli errori, l'incuria della dignità personale e dell'onesto sentire, la discordia, l'invidia, l'ira di parte, il municipalismo, son nemici dell'Italia ben più pericolosi e tremendi che l'austriaco non fosse.
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