Bisogna vincerli a qualunque costo. Il poeta civile volga a questi nemici gli strali dei suoi versi, il buon cittadino si metta in cuore di debellarli e sconfiggerli. Taccia per ora l'inno del trionfo e si pensi a continuare la lotta: una nazione non trionfa mai, è sempre circondata da nuovi pericoli, non deve cessare dalle difese e dal progredire un momento. Se si ferma, indietreggia. Per farsi rispettare e a prendere fra le nazioni civili il posto che le appartiene, l'Italia deve combattere contro questi suoi intestini e larvati nemici.
E a coloro che per compatire la propria ignavia, mettono in campo la fortuna, noi rispondiamo, che la fortuna esiste. Sì esiste; ma non si fa vedere, non si lascia cogliere se non da coloro che hanno acquistato diritti a vederla e a coglierla. E questi sono gli uomini operosi, intelligenti, sobrii, amanti del lavoro e del risparmio, senza di che nulla si conclude per quanto grandi siano i guadagni; sono uomini che stanno sempre attenti coll'occhio desto, cogli orecchi tesi a vedere e considerare ciò che accade in questo mondo. Mentre i neghittosi sono pei caffè, nei teatri, o in altri ritrovi, l'uomo prediletto dalla fortuna pensa ed opera; ritorna con la mente ai casi della giornata, li spoglia della loro inutilità, fa tesoro delle cose che meritano considerazione. Con questo abito del considerare e dell'operare, l'uomo prediletto dalla fortuna aguzza l'occhio e la mente, ode e discerne la voce della fortuna, la quale significa nè più nè meno che opportunità; e questa opportunità non può essere veduta, nè conosciuta da quegli sfortunati che politicano nei caffè, che poltriscono nei ritrovi e che si alimentano d'invidia e d'ignavia.
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