Ora dunque bisogna metterci all'opera: le armi ci sono: ogni provincia ha doni preziosi di natura, tempre elette d'uomini che seppero tenacemente volere, e colla tenacia della volontà riuscirono utili a sè stessi e agli altri. Ogni provincia italiana ha uomini egregi, talora oscuri, ma degni di ammirazione.
Questi uomini egregi, di nobile esempio, meritano dunque d'esser meglio conosciuti che non siano, e tale è l'intento principalissimo del presente libro.
CAPITOLO SECONDOPALERMO
Il linguaggio delle quercie. - Viaggi degli Italiani e viaggi dei Tedeschi. - Una notte in mare. - Palermo. - La Conca d'oro. - La Costituzione Siciliana. - Gli Impiegati in Sicilia. - Il fine giustifica i mezzi. - La Pubblica Sicurezza in Palermo. - Monreale. - Le grotte sepolcrali. - Carlo Cottone Principe di Castelnuovo. - Vincenzo Florio. - Giovanni Meli. - Vincenzo Bellini. - Voti.
Lazzaro Spallanzani, quando visitò l'Etna, soffermatosi alla grotta delle Capre, vide incisi sui pedali delle quercie molti nomi di viaggiatori, e notò con rincrescimento che erano tutti nomi stranieri.
Quel grande aveva ben ragione, e d'allora in qua sono di poco mutate le cose.
Gli Italiani non viaggiano troppo, e quei pochi che viaggiano vanno in Francia od in Inghilterra, o si avventurano in Africa ed in Asia, ma non hanno visitato mai la loro patria.
Onde all'Italiano di Torino o di Firenze, giunto a Pietroburgo o a Berlino, accade spesso di sentirsi interrogare di Napoli o di Roma, e di non sapere che rispondere.
Di ciò si meravigliano principalmente i Tedeschi, i quali giustamente fanno gran conto di questa cognizione del proprio paese, che in Germania ogni ordine di cittadini cerca di acquistare.
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