Trova, in cambio, migliaia di fiammeggianti beccucci di gas che lo abbagliano, vie affollate e annaffiate, spazzate e pulite come in nessuna altra città d'Italia, fontane marmoree con zampilli d'acqua purissima, gente festevole che a piedi e in carrozza si gode a diporto la brezza: attonito segue la via, va senza saper dove, e smemorato non si può raccapezzare, e si domanda se è desto, o se forse non è venuto nel paese dei sogni, là dove lo trasportava talora fanciullo la lettura che poi non sapeva smettere delle Mille ed una Notte. È' uno sfolgorare di luce che si riversa a torrenti fra il fogliame dei viali e rimbalza dalla marina, un echeggiare di musiche, un turbinoso sfilare di carrozze e di cavalieri, un accorrere, un soffermarsi, uno stringersi e sciogliersi di brevi colloquii, un incrociarsi di saluti che fa parer tutto come una famiglia quella moltitudine sterminata.
Allora il forestiero si convince che può, senza tema di pugnalate, passeggiare la sera in Palermo.
Ma non è pur troppo esagerazione soltanto di spericolati e di tristi ciò che si dice della poca sicurezza fuori di città.
Le stradicciuole fra i giardini e i boschetti d'aranci della Conca d'oro sono tutt'altro che sicuro passeggio: continui i ricatti, le aggressioni, molti i carabinieri sulle diligenze bersaglio alla palla del masnadiero in agguato.
Così, quei luoghi, che sarebbero gremiti di forestieri accorrenti da ogni parte del mondo civile a godere le meravigliose bellezze naturali, e la piacevolezza e salubrità dell'aria e l'abbondanza dei monumenti antichissimi, solo che dessero sicurezza alla vita, non fruttano oggi, per questo riguardo, nulla di nulla.
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