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      Ci vuole buon volere, ci vuole animo, ci vuole amore del pubblico bene, pregi purtroppo più rari assai del sapere.
      Perciò il professore Giuseppe Inzenga vuol essere tenuto in conto non solo di uomo dotto, ma, ciò ch'è di maggior pregio, come uomo benefico. Credete voi che la pubblica gratitudine esprima questo stesso giudizio? Se rispondete sì, date prova di conoscere poco come appunto stia l'Italia. Le moltitudini non sono così colte da comprendere cose simili: il pubblico è rappresentato da uomini di penna e di ciarle, tanto inclini al non far nulla quanto al biasimare chi fa qualche cosa. Questo vezzo della maldicenza meditata ed estemporanea è così radicato fra noi, che vi si lasciano andare anche uomini per altri rispetti eccellenti. Dunque, non sapendo di che cosa incolpare l'Istituto agrario, si sussurra che il professore Inzenga per la manìa di far tutto e di escludere ogni altro dall'Istituto disperde le sue forze senza misura a far procedere nel modo migliore tutti gli insegnamenti. E il professore Inzenga sorride, lascia dire, e fa i fatti; e questi sono quelli che ho riferito più sopra.
      Un altro appunto intorno a quest'istituto fanno taluni, strano davvero, ed è ch'esso sia sempre privato. Una volta, dicono essi, la cosa stava bene: sotto i Borboni era naturale che il principe di Castelnovo si studiasse di sottrarre il suo istituto all'azione governativa. Ma oggi! Oggi il governo si studia di far progredire l'istruzione, cerca le vie migliori, non lesina in fatto di spese, e certo se s'impadronisse di questo istituto gli darebbe una nuova vita, lo amplierebbe, lo trasformerebbe!


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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