Così predicano taluni, senz'avvedersi che dopo gridano contro la soverchia ingerenza dello Stato, e rompono tutte le loro lancie a pro del decentramento. L'istituto Castelnovo è privato, e non può essere che per privati: può e deve migliorare come ogni umana cosa; per ora oso dire che va benissimo così. È una delle più belle e provvide istituzioni di cui si onori l'Italia: è degna d'essere conosciuta assai più che non sia; è ammirato, riverito, benedetto dagli italiani il nome del suo grande fondatore, Carlo Cottone principe di Castelnovo.
Ora ci si presenta un'altra bella vita, la quale per buona sorte continua tuttavia, lunga ed operosa, e prosegue nel bene. Vogliamo dire del signorVincenzo Florio.
Il signor Vincenzo Florio passò tutta la vita in Palermo, ma egli non vi ebbe i natali. Vi fu portato in fasce dal villaggio di Bagnata in Calabria ove nacque.
I Calabresi si spargono in buon numero nelle varie parti dell'Italia meridionale a fare i droghieri.
Il padre del signor Vincenzo Florio, di nome Paolo, colla moglie e il bambino, nato da poco, era venuto, appunto nel 1800, come abbiamo detto, a metter su drogheria in Palermo. Ma non visse che pochi mesi, e presto morì col rammarico dello stato infelice in cui lasciava la povera vedova ed il figliuolino orfano.
Aveva in Bagnara un fratello, pratico dei commerci, di nome Ignazio; questi, chiamato, venne, prese le redini della casa, avviò per bene gli affari. Uomo con tanto di cuore, s'era posto fermamente nell'animo di fare verso il nipotino ciò che avrebbe fatto il padre medesimo se fosse vissuto: educarlo degnamente, infondergli l'amore dell'onestà e della giustizia, ed avviarlo nei traffici sì che potesse procacciarsi di che vivere onoratamente, e giovare al suo paese adottivo.
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