CAPITOLO TERZONAPOLI
Pericoli temuti dall'Annessione. - Previsioni fallaci dei politicanti. - Napoli si preparava al riscatto. - Notevoli progressi e miglioramenti della città. - Un grammatico e i monelli delle vie. - Il Municipio. - L'Albergo dei poveri. - L'Istruzione popolare. - La cassa di risparmio. - La società nazionale di industrie meccaniche. - Lo stabilimento di Pietrarsa. - Un nuovo ospedale clinico. - Enrico Galante. - Gaspare Ragozzino. - Domenico Morelli.
Quando Napoli si unì al resto d'Italia si gridò che questa città si sarebbe mostrata la più ribelle all'unità e avrebbe tratto in gravi imbarazzi il governo. Popolazione irrequieta e indisciplinata, si diceva, che non seppe mai sopportare tirannia, nè mostrarsi degna di libertà; gente mutevole, che oggi fugge davanti allo scoppio di una frusta, domani si caccia a morire nella bocca del cannone, sempre a caso, sempre senza sapere quello che si voglia: gente garrula, infingarda, irrequieta, indisciplinata, indisciplinabile, che bisognava lasciare ancora per un mezzo secolo in balìa di sè stessa. Chi sa quanti mali verranno da questa precoce annessione! Chi sa che questa città non sia quella che mandi a monte l'iniziata unificazione.
Così prevedevano i politici (ed oggi in Italia sono politici tutti) e avvenne appunto il rovescio: tutte le città un po' ragguardevoli hanno fatto dopo la libertà e l'unificazione le loro scappate; questa l'ha fatta più grossa, quella meno, questa più e quella meno inaspettata. Napoli, in mezzo ai gravi fatti che seguivano, tanto vari e tempestosi, le angoscie, le guerre inaspettate, le dubbie lotte, le dolorose sconfitte, i molteplici lutti della nazione, si mostrò italianissima, ed adoperò la libertà come cosa familiare.
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