Ma seguitiamo il nostro cammino.
Il Municipio di Napoli di cui ci lasciamo dietro il palazzo, all'ottavo anno di sua vita sembra che voglia lasciare già quell'aspetto gramo e infantile che sino a ieri lo facea citare come il bimbo reggentesi colle dande nella famiglia dei municipii italiani. Ha cominciato a volere, son pochi mesi; e questo volere è già divenuto per esso una potenza, appena che pochi uomini risoluti son potuti riuscire vincitori da una ostinata contesa politica di quattro anni; ora, comincia a muovere il passo sicuro.
Nei pochi mesi da che s'è messo al lavoro, è già riuscito con un po' di buona volontà e d'alacrità a riformare la riscossione delle sue gabelle, il che gli rende già mese per mese un maggior provento di un milione sugli anni precedenti; a fare un prestito di parecchi milioni per nuove spese pubbliche decretate, che avvieranno la trasformazione della città, ed a votare tutte le opere che si devono fare con questi milioni. E con tutto ciò il suo bilancio s'è equilibrato un po' meglio di prima, e rimane tuttora il meno indebitato dei grossi municipii italiani. E ciò senza avere avuto dal governo altro vantaggio che una riduzione di mezzo milione sulla quota che gli paga del dazio di consumo; riduzione fondata sui proventi risultati dai consuntivi degli anni decorsi minori di tanto dei presuntivi prestabiliti dal governo per questa quota.
Volete un altro esempio dei progressi attuati in questi ultimi anni, per l'opera risoluta d'uno o di pochi, contro vecchie e barbare consuetudini, d'una di quelle prove per cui una città può dirsi d'avere fatto un nuovo passo verso la civiltà? Guardate, fra il trasformarsi lento di tutti gli istituti di beneficenza della città, la riforma seguìta nell'Albergo de' Poveri che era il maggiore e più confuso e tetro ospedale dei Napoletani.
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Municipio Napoli Albergo Poveri Napoletani
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