Adesso vi sono 140 scuole, tra asili divisi per sesso o promiscui, serali e diurni, di disegno, per gli operai e tecniche, con 16.000 alunni assidui, oltre quattro convitti di recente aperti, uno col programma d'un ginnasio, uno coi corsi tecnici e ginnasiali insieme, uno annesso ad una scuola normale femminile, ed uno per l'insegnamento della costruzione delle navi, de' macchinisti e degli ingegneri; tutto questo con una spesa di ottocento mila lire per l'anno corrente.
Il re Vittorio Emanuele diede di persona il primo impulso allo sviluppo dell'istruzione elementare in Napoli, assegnandole del suo una somma di 100 mila lire. Il commercio napoletano spende oltre dieci mila lire annualmente in premi per le scuole elementari. Adesso già in una delle 12 sezioni, quella di San Giuseppe, in cui è divisa Napoli, si ha uno scolaro ogni sette abitanti come nei paesi più civili.
Nell'anno 1863, il signor Francesco Giura, capitano della quinta legione della Guardia nazionale, prese a raccogliere intorno a sè fanciulli d'ogni condizione, e ad ammaestrarli nella ginnastica e negli esercizi militari; parecchi suoi ufficiali lo aiutarono zelantemente in quest'opera benemerita; si trovarono all'uopo divise ed armi, e quelle esercitazioni venivano date come premio agli scolari migliori: il Settembrini invitò con degne parole i padri di famiglia a secondare gli sforzi del signor Francesco Giura e dar fondamento ad un buon insegnamento ginnastico popolare, e la cosa ebbe ottimo effetto. La spesa per l'istruzione popolare è più che decupla nel 1868: in confronto del 1860 il numero degli allievi è quintuplicato: nessuna città italiana ha fatto dunque per l'istruzione popolare un cammino pari a Napoli per opera del Municipio.
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