Ma non era ricca, ed il fanciullo a mano a mano che cresceva, diventava vivace e irrequieto; sicchè un bel dì essa lo fornisce di due o trecento lire e di qualche lettera di raccomandazione, e lo imbarca a 17 anni pel mare magnum di Parigi a far fortuna.
Il vispo giovinetto non stava più nei panni dal giorno che fu risoluto questo nuovo viaggio. Con la fantasia dell'età sua gli parea che Parigi stesse lì proprio per aspettar la sua venuta, e che piaceri, avventure e ricchezze, sin dal primo arrivo nella gran città, gli avrebbero seminata la vita di fiori. Con questi fumi nel cervello traversa il mare, passa mezza Francia sulle diligenze di que' tempi, e mette piede nella sospirata capitale.
Le lettere che gli dovevano procacciar lavoro, preferì tenersele in tasca; e finchè in questa suonavano i bezzi, gli pareva che non ci fosse proprio fretta a lavorare. Si mise prima a girellare per la città, e ad empirsi sempre più il capo di tentazioni: nel quale stato s'imbattè, come accade, in qualche amico inatteso che gli aprì le braccia come a un fratello, e l'aiutò a consumare bravamente in poche sere ne' teatri e all'osteria il danaro che per avventura gli era rimasto.
Enrico che pagava per i suoi affezionati amici, quando si trovò a non averne più, immaginò che sarebbe cominciata la volta loro, e che quelli avrebbero pagato per lui. Qui cominciarono i suoi stupori e i primi disinganni; gli amici, al ritrovarlo asciutto, voltarono via, ed il povero giovanetto si accorse un bel dì di non aver neppure il becco di un quattrino.
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Parigi Parigi Francia
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