Il Garriel intanto si rompeva il capo a farsi lavorare i suoi strumenti in una officina, dove poco o nulla s'intendeva di ciò ch'egli volea fare, e dove gli bisognava ad ogni modo pagare il lavoro buono o cattivo. Un bel dì egli ricorse però al suo Galante, che avea intanto messo da parte qualche moneta, e gli propose di associarselo per fondare una piccola officina per costruire loro stessi gli strumenti, che così sarebbero loro costati meno, e sarebbero riusciti meglio: il Garriel avrebbe diretti i lavori, ed il Galante ne sarebbe stato l'amministratore, avrebbe tenuto i conti, e portata attorno la merce, come già avea fatto sino allora. Consentì il Galante, e, con grandissimi sforzi, per la poca pratica d'una siffatta impresa, lasciati i suoi negozi, aprì negozio per conto comune, non rifiutando allora di ripigliar la vecchia granata per spazzar la bottega. Nei primi tempi tra tutti e due non potevano pagare che un solo operaio e condurre una molto ristretta officina, dove il Garriel disegnava la fabbricazione de' suoi strumenti, e facea saggi e tentativi di strumenti nuovi e di modificazione dei vecchi.
Più d'una volta parve al Galante, che v'aveva messo il piccolo capitale e tutto il patrimonio della famiglia, che le lor forze non potessero bastare all'impresa. Ora l'operaio sbagliava un lavoro, ora bisognava metter su una nuova macchina per un nuovo strumento, e tutta la spesa gravava sul Galante, nè la vendita progrediva. Mentre il dottore non rischiava che la fortuna delle sue invenzioni, il Galante vedeva in pericolo tutto l'edificio sollevato dopo tante cure e tanti affanni, dal giorno che avea dovuto rassegnarsi a vivere a Parigi col solo lavoro delle sue braccia.
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