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      Trovandosi con questo carico addosso, nč avendo in animo di gettarselo via dalle spalle, perdendosi fra' tanti furfantelli che si preparano nella plebe di Napoli a popolarne le carceri, il giovinetto Ragozzino s'afferrō come ad āncora di salvezza al mestiere del laminare il piombo, arte, non solo delle pių misere a quei tempi a Napoli, ma insalubre per sč stessa, perchč chi vi s'adopera suol aver abbreviata la vita dalle coliche.
      Il misero giovinetto tuttavia tirava innanzi giorno per giorno esemplarmente nel suo lavoro, raccattando pochi quattrini, e togliendosi di bocca la pių parte di quel che guadagnava per sostentare i suoi. Un giorno un suo zio materno, Antonio, che aveva messa su una piccola fabbrica di pallini da caccia, lo chiamō a lavorare presso di sč come operaio, sperando miglior profitto dalla operositā del nipote che di qualunque altro pių esperto nel mestiere.
      Lo zio Antonio era lunatico: ora generosissimo ora tapino, di un umore strano e variabile, un dė sembrava non vivesse che pel suo giovane nipote, il quale in breve gli aveva fatto fruttare assai il negozio, un giorno pareva che non avesse altro in capo che martoriarlo, e lesinargli anche il salario quotidiano. Gaspare non si corrucciava per questo facilmente, pigliava il bene con gratitudine, e sopportava in pace le trafitture che aveva dallo zio, pago di ricambiarlo dei benefici col farne prosperare il commercio, e soddisfatto a vedere come la sua accortezza e la sua costanza sembrassero giovare non pure a sč solo ma a tutti coloro che gli erano attorno.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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