Allo zio garbò la coraggiosa idea dell'operaio, e, fattogli firmare un'obbligazione senza scadenza fissa, gli contò l'una sull'altra le piastre che gli bisognavano.
Non era passato un anno, che già il negozio di Gaspare aveva preso un discreto avviamento, e lo zio Antonio aveva anch'esso cominciato a trarne i primi frutti. Il giovane in questo intervallo, profittando di qualche ritaglio di tempo che gli rimaneva libero, s'era venuto istruendo nel leggere, scrivere, e far di conto, perchè non gli era parso mai possibile divenir uomo senza acquistare queste cognizioni atte, anzi indispensabili, a condurre innanzi le sue faccende. In fine, quando gli parve che non gli potesse in nessun modo toccare un rifiuto, andò a trovare lo zio e gli chiese senz'altro la mano della figlia.
Ma allo zio Antonio, che in quei giorno si trovava d'un umor nero per certi affari che gli erano andati male, questa richiesta del nipote parve un insolente follia. Avvezzo a tenerlo da' primi anni come sua creatura, gli sembrò uno scandalo vedere come questo nipote, che egli diceva di aver raccolto dalla strada, potesse aver levati gli occhi tanto alto, che trattava da pari a pari. Montò in bestia al primo udirlo, lo caricò di villanie, e cavato il documento da cui risultava l'obbligo di Gaspare, glielo squadernò sotto gli occhi e gli chiese entro tre giorni i suoi mille ducati, dei quali avea bisogno, disse, per certi suoi debiti urgenti, e che non potea lasciargli in mano un'ora di più, poichè l'avea conosciuto a prova per un ingrato e un insidiatore della pace di casa sua.
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Gaspare Antonio Antonio Gaspare
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