Oltre al Corsaro, il Morelli lavorava in quel tempo ad un bozzetto, rappresentante una sfida di Trovatori, in cui la regina della festa premiava con la viola d'oro il migliore degli emuli. Gli era oltremodo caro questo bozzetto, perchè gli parea rivelargli quasi il sogno della sua vita, ed aveva ritratto sè stesso nel trovatore premiato. Ad un amico che avea ammesso a visitarlo, disse che non si sarebbe potuto separar mai dal quadro e che non l'avrebbe mai venduto; ma quest'amico gli chiese francamente di poterlo esporre in una prossima mostra come suo. Al che il Modelli, che aveva carissimo quel giovane, acconsentì purchè dopo glielo avesse ridato. Il bozzetto fu esposto e premiato, e avendolo il Direttore dell'Istituto chiesto al giovane che l'avea presentato in nome suo, questi non glielo seppe negare. Al Morelli parve di impazzire a questa notizia, andò a far visita al Direttore che possedeva il quadro, lo rivide come se avesse rivisto un figlio perduto, e sentì per giunta i gravi rimproveri del Direttore, che gli diceva si specchiasse in quel bozzetto, egli così matto pittore, e imparasse ad ammirare i giovani di vero ingegno. La generosità nativa vinse in lui ogni rispetto, tacque, e si contentò di avere dall'infedele amico una cattiva copia del bozzetto perduto.
Quando il quadro del Bacio del Corsaro fu finito, e il Morelli lo portò perchè fosse esposto nella mostra pubblica di quell'anno, nella Commissione dei professori, che dovea giudicare delle ammissioni, sorse una fiera battaglia sull'opera del giovane che poneva da qualche anno in scompiglio le regole dell'Istituto, e fu discusso gravemente se dovesse negarsene la esposizione per lo scandalo del bacio che v'era rappresentato.
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