Il Morelli, all'udire questa notizia, stupì che si potesse pensar questo: andò a trovare il più fiero de' professori, ma non riuscì a persuaderlo. Commosso, consapevole di quanto gli era costato il quadro, e come non avea pensato nel dipingerlo a nulla che non fosse santo ed onesto; incapace di ritrovarvi quello scandalo, che gli si imputava; convinto in fondo all'animo dell'odio che il lampo del suo ingegno e la fiamma delle sue parole sull'arte gli avevan destato contro nella maggioranza dei professori, riuscì ad ottenere una mezza promessa che, se il prete Scotti confessore di Ferdinando II avesse attestato che il quadro potesse esporsi, non si sarebbe persistito nel divieto. Si recò quindi dallo Scotti, e rivelandogli in che modo avesse ritratto il quadro senza modello, e l'animo che aveva avuto nel dipingerlo, n'ebbe un'approvazione per iscritto, con la giunta di una lieve romanzina pel suo soggetto baironiano. Si recò quindi col quadro e con la carta dal professore alla vigilia della mostra nella sala di questa, ma il professore, duro, rivendicò all'Istituto il diritto pieno della censura sui quadri, sicchè il Bacio del Corsaro restò alla porta della sala in un angolo oscuro fuori della mostra.
S'aprì questa il dì appresso: molti che avevano udito parlare del quadro, del diverbio, e comprese le vere cagioni del divieto, chiedevano all'usciere del quadro scandaloso, e questi lo mostrava in segreto; ma a poco a poco si fece attorno ad esso un gran crocchio di ammiratori, dietro i quali si rimaneva tacito e contento l'autore.
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