V'era gran vita nel quadro, verità nuova e inusitata. I professori appuntavano la luce del fondo troppo chiara contro l'uso de' classici, se bene conforme al vero: il pubblico ammirava. Premiato nella mostra, concorse l'anno appresso al pensionato di Roma, e l'ottenne con un Goffredo a cui appare l'angelo del primo canto della Gerusalemme.
Ma i professori ed i birri trovarono che l'aria di Roma non aveva nessuna virtù pittorica propria, e che i buoni giovani pensionati fosse meglio educarseli a Napoli pel loro meglio di questo mondo e dell'altro. Così il Morelli dovè rimanere qui a dipingere i saggi che si richiedevano ai pensionati, e ritrasse un neofita nelle catacombe, due martiri legati presso al rogo, sempre soggetti di quelli in cui Ferdinando trovava un pensiero. Poi il gran quadro di Cesare Borgia a Capua in mezzo alla preda d'una folla confusa di donzelle. Nella mostra del 1855 ottenne il gran premio coi suoi Iconoclasti che rivelarono a tutta Napoli la maturità d'un gran pittore, e stupirono tutti per la verità del tocco e la sicurezza del dipingere, ma non soddisfecero per questo il pittore, a cui pareva sempre lontana quella perfezione che avea desiderata. Ferdinando II andò a vedere la mostra, e volle dire al pittore, ammiccando alla cicatrice che gli scorgeva sulla guancia, che là, nel quadro, c'era dentro un pensiero.
Dopo ciò si recò di soppiatto per un mese a Firenze violando la legge che non permetteva ai pensionati di allontanarsi dallo loro dimora senza permesso, ch'egli era certissimo gli avrebbero negato.
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