Tutte queste vedute e prospettive furono con grande studio, con diligenza e con amore disegnate e incise dal Rossini in quattrocento settantadue tavole, con illustrazioni storiche; e per la novità e bellezza loro erano cercate dai ricchi e dai dotti, massime stranieri; e mostrano come sieno veri e giusti gli encomii che glie ne diedero uomini molto riputati in fatto di lettere e di arti.
Era il Rossini pervenuto agli anni sessantuno, e non tanto per le ben acquistate ricchezze e la bella rinomanza, quanto per la virtù della donna sua e de' suoi figliuoli, gli pareva d'essere in grande prosperità. E sopra tutto compiacevasi del suo primogenito Alessandro; amato universalmente per la bontà di costumi e dell'ingegno; dotto nelle scienze matematiche, stimato de' più valenti architetti fra' giovani di Roma, fatto ispettore dei monumenti antichi, incaricato dalla deputazione delle arti belle del restauro del Colosseo. Ond'è che sperava e quasi si riprometteva lieti e tranquilli gli ultimi anni del vivere suo. Ma vedete che cosa è il mondo, e come spesso l'uomo s'inganni, formandosi idoli d'immaginata felicità. Ecco che gli capitò la più grande delle tribolazioni, donde egli s'aspettava la maggiore consolazione.
Era il giorno 13 novembre del 1851, e questo buon giovane, essendo sopra gli scavi della via Appia, tornava la sera al tardi verso Roma: ed aveva passato di poco il monumento di Cecilia Metella, quando avvenne per isciagura che il cavallo che tirava il carrozzino, rotte le redini e sentendosi libero, si mise a correre alla distesa.
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