..».
E questo sommo nostro scrittore salutò Firenze con così splendidi versi, che, per quanto noti, non mai abbastanza si ripetono, e qui ancora mi piace riferirli:
«... Io quando il monumentoVidi ove posa il corpo di quel grande
Che temprando lo scettro a' regnatori,
Gli allor ne sfronda, ed alle genti svelaDi che lagrime grandi e di che sangue;
E l'arca di colui che nuovo Olimpo
Alzò in Roma a' Celesti, e di chi videSotto l'etereo padiglion rotarsi
Più mondi, e il sole irradiarsi immoto,
Onde all'Anglo che tant'ala vi steseSgombrò primo le vie del firmamento:
Te beata, gridai, per le feliciAure pregne di vita, e pei lavacri
Che da' suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell'aer tuo veste la lunaDi luce limpidissima i tuoi colli
Per vendemmia festanti; e le convalliPopolate di case e d'oliveti
Mille di fiori al Ciel mandano incensi.
E tu prima, Firenze, udivi il carmeChe allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco;
E tu i cari parenti e l'idïomaDesti a quel dolce di Calliope labbro
Che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma,
D'un velo candidissimo adornando,
Rendea nel grembo a Venere celeste».
Ugo Foscolo era cultore ardente ed esclusivo delle muse, delle arti letterarie, siccome egli stesso disse: onde qui non diede a Firenze tutto quel merito che le spetta.
Cultore delle muse e filosofo, pur parlando di Firenze, si è dimostrato Byron, quando disse:
«But Arno wins us to the white walls,
Were the Etruriam Athens claims and keepsA softer feeling for her fairy halls.
Girt by her theatre of ills, she reapsHer corn, and wine, and oil, and Plenty leaps
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