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      Più tardi il Thouar fu messo a scuola dagli Scolopi, e qui accadde un fatto singolare. Egli si mostrava pronto d'ingegno e laborioso, ma era indisciplinato.
      Il futuro educatore del popolo, così amorevole, così dolce, così mite, così assennato, faceva disperare i suoi maestri, che se ne lagnavano con suo padre dicendogli che non era possibile ottenere qualche cosa di buono da quel ragazzo.
      Il padre s'appigliò ad un partito violento: pose il figliuolo in Monte Domini, o Ricovero di Mendicità, e ve lo lasciò qualche tempo. In uno dei suoi racconti pei fanciulli egli adombrò più tardi questo episodio della sua vita.
      Ritornato in famiglia, la sua buona indole e l'amore intelligente della madre fecero sì che si desse con buon volere allo studio, e al fermo proposito di non addolorare colla sua condotta i genitori. Suo padre voleva far di lui un computista, destinato poi a diventare maestro di casa, od impiegato in qualche amministrazione. Egli aveva in uggia una tal prospettiva, amava la poesia e l'amena letteratura. Crescendo il contrasto, fu ad un pelo di lasciar la casa, e fare il comico nella compagnia Domeniconi. La buona madre valse ancora a distrarlo da quel disegno, e tanto seppe fare, ch'egli deliberò di mettere al tutto giudizio, cominciare una soda educazione morale di sè stesso, e correggersi dei propri difetti.
      Per sollevare i suoi genitori poverissimi volle incominciare a fare qualche guadagno, ed entrò come correttore di stampe nella tipografia Batelli, poi s'occupò presso quel valentuomo che era il Vieusseux, al quale attribuiva sovente più tardi i suoi primi successi nella carriera letteraria.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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