Vide che l'unico libro di lettura che allora corresse per le mani dei popolani era il Lunario del Baccelli, il quale profetizzava il caldo nella state e il freddo nell'inverno, e dava i numeri del lotto mantenendo vivi quei pregiudizi e quelle storture che pullulano nella classe laboriosa, e fece un nuovo lunario, il Nipote di Sesto Caio Baccelli, che subito fu accolto non solo dagli operai ma anche dalla gente più colta; si volle sapere chi fosse l'autore di quel libretto scritto con tanto bel garbo e così buone intenzioni, e gli furono fatte molte lodi e molta festa. Egli prese a meditare più intensamente intorno al modo d'ottenere dal suo lavoro i migliori effetti, e tutta la sua vita fu consacrata alla santa impresa. Lasciamo parlare ancora il signor Napoleone Giotti: «... La morale insegnata per via d'esempi parve al Thouar uno dei modi più efficaci per imprimerla nell'anima del popolo e dei fanciulli. Guidato da questo concetto fu egli assiduo scrittore di racconti, sia per le genti artigiane, come pei ragazzi del povero e per quelli del ricco. E crederei far torto alla fama ben meritata da lui, col volermi dilungare nelle lodi di questi suoi Racconti, nei quali alla più schietta morale va congiunta una cara semplicità di stile, uno svariato e sempre vivo mutarsi di scene domestiche, e di storie affettuose; l'invenzione a lui non fa mai difetto, e sa colorire i suoi argomenti con i colori d'una castigata fantasia, mentre dall'altro canto arriva sempre a commovere le più riposte fibre del cuore umano.
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