Per troppo breve tempo però egli tenne quel posto, scacciato subito dalla restaurazione del 1849. Gli fu anche inibito allora d'esercitare il magistero nei pubblici e privati istituti, volendoglisi in questo togliere ogni mezzo di sussistenza. Egli non si perdè d'animo, e ricorse all'assiduo lavoro letterario con cui potè provvedere sufficientemente ai suoi casi.
Salutò con gioia il 1859, propugnò gagliardamente l'unità contro quelli che volevano la Toscana isolata, e fu tra i deputati eletti in Firenze, che, interpreti del sentimento popolare, votarono unanimi la annessione al Piemonte.
Nel 1860 fu posto a capo della scuola magistrale de' maschi nel chiostro dell'Annunziata, la quale fu presto popolata di scolari, giacchè molti padri amavano avere i loro figliuoli avviati all'istruzione e alla virtù dal maestro cittadino. Troppo poco dovea durare in quel posto. L'anno seguente, quand'appunto incominciava a sentire la soddisfazione del buon avviamento del suo Istituto, repentinamente per polmonite seguita da febbre migliare, veniva rapito all'amore della consorte, degli amici, del paese.
Pietro Thouar da una condizione umile, figlio di ottimi genitori ma poveri (in Firenze si diceva che la madre fosse stata lavandaia), adagio, adagio rifà la propria educazione, s'impone dei doveri, li adempie; studia per sè, poi dagli studii proprii trae materia a far qualche libricciuolo, e con il compenso che ne riceve dagli editori comincia a comprarsi qualche mobile di legno bianco, necessario per la sua stanzetta da studio che nel 1840 aveva sopra un orticello in via San Gallo.
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