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      La notte, quando tutto taceva nella modesta abitazione, Giovannino rubava qualche ora di riposo, e al fioco lume d'una lucernina sedeva al desco e si studiava di riprodurre col disegno alcuna delle cose vedute e lottava colla fatica e col sonno, finchč stremato di forze, piegava languidamente il capo sulla stanca manina e si addormentava placidamente sopra le presaghe carte, principio e promessa della gloria futura.
      Il padre vedeva di mal'occhio coteste tendenze del figliuolo. Ne' suoi progetti d'avvenire egli aveva fatto del suo Giovannino un intagliatore come lui. L'esercizio di quel mestiere dava il pane quotidiano, scarso, sudato, ma sempre pane!... Temeva gli studi, lunghi, difficili, necessari, come argomenti che allontanavano sempre pių l'epoca sospirata in cui il fanciullo, divenuto adolescente, poteva essere d'aiuto e di sollievo alla famiglia.
      E poi, a dirla tutta, il babbo, un po' troppo preoccupato di questo suo disegno, non aveva punto compreso il figliuolo: in quel libro ancora chiuso non aveva indovinato le splendide pagine del futuro. Lo credeva simile a sč stesso... e forse anco un po' inferiore a sč stesso. E lo sgridava, se lo legava a cintola, lo conduceva seco pellegrinando a Prato, a Siena, a Pistoia per non perderlo mai di vista e levargli l'occasione e la possibilitā di perdere il tempo studiando.
      La mamma, invece, sentiva col cuore quello che coll'intelligenza non arrivava a penetrare. Pareva che quell'anima di madre, la cosa pių sublime che sia uscita dal soffio creatore di Dio, indovinasse negli occhi del figliuolo la divina scintilla del genio.


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Volere e potere
di Michele Lessona
pagine 482

   





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