Educata a sentimenti di religione, e rimasta religiosa negli affanni e nella miseria (maestri di superbo e vigliacco scetticismo alle anime deboli), la povera donna alimentava nel suo Giovannino la fiammella della fede.
E questa soave corrispondenza d'idee e di speranze rendeva cara la mamma al fanciulletto amoroso, che spesso condotto via dal padre a lavorare con lui, ingannava la costui vigilanza, e da Pistoia, da Prato, da Siena.... perfino da Siena, guarnite di poco pane le tasche, correva a piedi a Firenze, ove giungeva trafelato e stracco a riposare sul seno materno quella testa tanto cara alla povera abbandonata.
Sulle orme del fuggente giungeva il padre più tardi, sicuro di trovare al covo la lepre, e gli scappellotti piovevano spessi e duri come grandine.
Così giunse al suo nono anno di età, e si trasferì a Siena, ove lavorò in bottega di Giuseppe Barbetti, cui l'arte dell'intaglio meravigliosamente progredita nella scuola senese deve senza dubbio molta parte de' suoi splendidi successi.
Il suo nuovo principale non lo intese nè più nè meglio di quello che il padre suo lo intendesse; che anzi predisse (e accompagnò la predizione con un gesto leggermente violento), che Giovanni sarebbe rimasto un asino calzato e vestito vita naturale durante!... I venti si portarono via il malaugurio!....
Intanto per due anni frequentò il giovinetto l'Accademia senese, ove sedeva allora direttore il Collilignon e il Dei professava l'ornato. Carlo Pini, allora custode dell'Accademia, e più tardi illustratore del Vasari, dava in segreto allo scolaretto d'ornato le prime lezioni di figura.
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