L'inganno non fu allora scoperto, ma ben lo scoprì più tardi la gentildonna, che dallo stesso Giovanni Duprè n'ebbe notizia e certezza, e tenne caro il cofanetto dell'esimio scultore come e più ancora del sognato lavoro del Tasso.
Modellò anche in legno una piccola statuetta del grande Napoleone, che andò poscia, tutto trepidante, ad offrire al conte di Saint-Leu, vivente in dolci ozi e in placido riposo nel suo palazzo sulla riva destra dell'Arno ove teneva un simulacro di corte, e si lasciava dare beatamente il titolo di Maestà da' suoi famigliari pieni d'indulgenza per quella piccola ed innocua vanità.
Il re accolse cortesemente il giovane artista che muoveva i primi passi alla conquista dello scettro dell'arte, e ambiva una corona non soggetta alle mutabili vicende de' tempi, e si compiacque di scherzare con un innocente giuoco di parole dicendo che in cambio d'un Napoleone di legno offriva al giovinetto un Napoleone d'oro.
Ricco di due lire e mezzo ogni giorno, giunto ormai al diciannovesimo anno, il nostro Giovanni condusse in moglie nel 1836 Maria Mecocci de' pressi di Firenze che amato riamava... e fu ventura per lui.
Gli concesse il cielo di amare una donna che somigliava nel cuore alla madre sua, e da questo amore ricondotto al più retto sentiero e richiamato a vita più sedentaria e laboriosa, dette un addio eterno ai compagni scioperati e alle dissipazioni giovanili che insidiavano lui inesperto e novizio, e ricominciò a lavorare di lena.
Assiduo in bottega Sani all'ingrata fatica d'ogni giorno (e se talvolta per motivi di salute mancò, ne ebbe a fin di settimana diminuito il magrissimo peculio), lasciava per un'ora e mezzo tutti i giorni il banco e gli arnesi col pretesto di pigliarsi tempo al pranzo e al riposo, e correva invece allo studio dello scultore Magi, che gli fu amico benevolo, ove per un'ora, e spesso per un'ora e un quarto si tratteneva a modellare, riservando al frugale suo pranzo il quarto d'ora che gli rimaneva.
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